Promosso da Fondamente per la serie "I consiglieri
Comunali ci raccontano", il 10 dicembre 2013 presso la Casa dei Mori in Campo dei
Mori a Venezia (http://goo.gl/maps/pVUgO
) è stato organizzato l'incontro (il settimo della serie) con il consigliere
comunale di Venezia Jacopo Molina del PD che ci ha raccontato la sua attuale
esperienza in Consiglio Comunale con molti particolari e vicende interessanti
di cui è stato partecipe e protagonista anche con spunti autonomi ed
indipendenti rispetto alle linee politiche del suo partito. Jacopo Molina
svolge contemporaneamente la sua
professione di avvocato che per lui è un modo di tenersi in contatto quotidiano
con la realtà senza lasciarsi coinvolgere in maniera totalizzante dall’impegno
politico. A seguito dei numerosi e stimolanti interventi dei partecipanti,
delle dettagliate e ampie illustrazioni e osservazioni di Molina e dell’interessante
dibattito che si è svolto, son state sviscerate a 360 gradi le attuali
problematiche in cui è coinvolta la città di Venezia ed il suo territorio.
In ogni caso ecco di seguito alcuni punti salienti sia della
sua biografia, che degli argomenti trattati e dibattuti: iscritto dal 2002 nei
DS che poi si è “trasformato” in PD, Jacopo è presente nel consiglio comunale di
Venezia già dal 2008, e, in prospettiva delle elezioni del 2015 e di un
rinnovamento della politica cittadina da quell’anno, ha sostenuto in prima fila
la candidatura di Matteo Renzi alle ultime primarie per l’elezione del
segretario a guida del PD.
A tale scopo è stato uno dei fondatori dell’”Associazione
Adesso Venezia Mestre” costituita al fine di far partecipare qualsiasi cittadino che
ne avesse l’intenzione alla vita politica senza essere necessariamente iscritto
ad un partito politico e come superamento dei comitati cittadini che avevano
sostenuto Matteo Renzi l’anno precedente nelle primarie in cui era stato eletto
Bersani.
Jacopo sente l’esigenza di una spinta al rinnovamento della
politica e spesso ha svolto un forte controllo sull’operato del Consiglio
comunale, anche sostenendo il ruolo di “grillo parlante” all’interno dell’attuale
maggioranza con posizioni di autonomia e critica rispetto alle questioni
affrontate. J. Molina si ritiene progressista e riformatore di sinistra e alle
domande di Gilberto Brait che chiede sostanzialmente se con l’affermazione di
Renzi cambierà qualcosa qui a Venezia all’interno del PD, Molina sostiene che
qualcosa necessariamente deve cambiare perché il PD non può rimanere sulle
posizioni in cui sinora è stato in città allo scopo principale di mantenere
determinati bacini di voti.
Jacopo Molina evidenzia che senz’altro nel PD è subentrata una
certa stanchezza fisiologica dopo tanti anni di governo della città dal 1993
ininterrottamente e/o dal 1975 se si vuole considerare un intermezzo
consigliare di centro destra: a tal fine afferma che è ora di distinguere
nettamente tra parte politica e parte burocratica mantenendo le rispettiva
competenze su piani distinti evitando che ci sia un’osmosi che è negativa ai
fini dell'amministrazione della città.
Come i consiglieri intervenuti nei precedenti incontri,
anche Molina fa notare che pur essendo il consiglio comunale l’unico organo
eletto direttamente dai cittadini, in realtà questo ha un peso funzionalmente residuale
nella conduzione politico/amministrativa della città, con conseguenze che
possono essere anche gravi: per esempio i piani urbanistici attuativi fino a
circa 2 anni fa venivano adottati dalla Giunta e approvati dal Consiglio,
mentre ora dal 2011 invece sono adottati ed anche approvati dalla Giunta, a meno
che non comportino delle difformità dallo strumento urbanistico generale.
Aggiunge che anche altre questioni ed interventi importanti
per la città non vengono esaminati dal Consiglio, per non parlare dei 3
commissariamenti governativi straordinari (per il Lido, per l’escavo dei fanghi
di porto Marghera e per i problemi degli allagamenti della Terraferma) chiamati
dagli ultimi 2 Sindaci (Cacciari ed Orsoni): così il Consiglio Comunale è stato
ancor più messo in un angolo!
Jacopo Molina vuole anche sottolineare che in città anche la
candidatura di Civati alla primarie è stata molto votata, per cui è evidente
che le 2 candidature più di rottura hanno ottenuto maggiori consensi, segno
questo che sia nel PD che in città è necessario cambiare qualcosa.
Alle primarie non hanno votato solo gli iscritti, ma
moltissimi cittadini, e numericamente ci sono le condizioni per cambiare passo,
anche se è opportuno attendere le fasi congressuali comunale e regionale per
individuare un prossimo segretario che segni una discontinuità con il passato e
che sia amministrativamente competente.
Jacopo fa notare che tanti si sono avvicinati alla mozione
Renzi, alcuni anche per convenienza: in Giunta ci sono assessori che sino a
poco tempo fa hanno appoggiato e sostenuto Bersani, per cui non è sufficiente
che da poco si siano convertiti a Renzi, devono cambiare passo con
atteggiamenti maggiormente autonomi e indipendenti, anche se si sa che le delibere
di Giunta sono per regola votate all’unanimità.
Nei circoli senz’altro le cose possono cambiare, anche se il
tema del rinnovamento in generale è complesso.
Giampietro Pizzo chiede come ci si attiva per rinnovare il
patto fiduciario con i cittadini senza perdita di pezzi di democrazia ed
evitando il possibile grosso problema del “gattopardismo”.
Molina spiega che bisognerà aspettare il 2015 per iniziare a
vedere qualche risultato.
Jacopo Molina cita alcuni esempi di mala e/o cieca amministrazione
come la vendita delle azioni Save per problemi col bilancio a dicembre 2012, il
bilancio fatto a colpi di assestamenti, atti di straordinaria amministrazione
per sostenere la spesa corrente, cita l’esempio dell’operazione Casinò, (perché
140 milioni di euro nel primo biennio per coprire spesa sino al 2015 vera
ipoteca di una scelta politica che viene messa su chi governerà la città nei
prossimi 5 anni e forse anche più); Giampietro Pizzo: insipienza, incapacità o
interessi in queste manovre?
Molina: bisogna avere obiettivi di medio/lungo termine, non
pensare solo all’immediato domani!
Parlando sempre dell’esempio del Casinò, Molina fa notare come
in Italia solo 4 Comuni hanno la possibilità di avere un casinò, e farlo
passare come una palla al piede si potrebbe dire sia deplorevole.
Continuando Molina affronta l’argomento delle partecipate e
nota come tra Comune e sue partecipate vi siano più o meno circa 10.000
dipendenti, ed è normale che tale amministrazione appaia spesso come un
inefficiente enorme carrozzone, mentre bisognerebbe valorizzare maggiormente chi
ha veramente voglia di fare, e qui cita l’esempio della vergognosa cessione da
parte di Veritas di una fiore all’occhiello della sua costituita Veritas Energia
di cui è stato ceduto il 51% alla sua maggior concorrente Ascopiave.
Il rapporto tra società partecipate ed Ente locale si
sfilaccia sempre di più perché alcune società a loro volta ne costituiscono
altre: a questo proposito Giampietro Pizzo fa notare come vi sia un deficit d’informazione
allarmante sia per mancanza di comunicazione ai vari livelli, sia per gemmazione
di società commerciali di diritto privato, anche con lo scopo di bypassare il
patto di stabilità.
Alcuni partecipanti all’incontro lamentano una quasi totale
mancanza d’informazione, il cittadino non sa niente e con questo si inficia lo
stato della democrazia: l’informazione non solo dovrebbe essere chiara e
trasparente, ma anche completa.
Il dibattito attorno alla democrazia ed alla partecipazione
democratica ha assunto e sta assumendo un ruolo sempre più importante e
centrale anche se ad esempio ancora oggi le varie consulte costituite sono
state solo degli “sfogatoi” senza contare veramente nella costruzione e nella
progettualità della vita cittadina.
Giovanni Levi interviene affermando che le partecipate sono
un atto criminale, gran parte dell’attività comunale così sfugge a qualsiasi
controllo: è più importante governare che partecipare!
Molina auspica che siano eliminate le partecipate delle
partecipate per almeno accorciare la filiera e rendere tutto più trasparente.
Molina fa notare come ancora oggi la Giunta si tiene a porte
chiuse e a volte si fa difficoltà a conoscere persino l’Ordine del Giorno anche
per i Consiglieri medesimi.
Viene affrontata la questione della trasparenza dell’azione
politica e sociale comunale: le determine che impegnano l’ammninistrazione
verso l’esterno devono essere pubblicate in modo sistematico, non a spot: ’albo
pretorio on line ha anche valore legale non solo di notizia.
Da alcuni dei partecipanti comunque viene rilevata la
mancanza di orientamento, la capacità di capire dove siano i veri problemi:
quali sono le vere priorità, e chi fa l’esercizio di priorità e dei pesi?
Molina ammette che vi è ancora carenza nella costruzione
delle delibere.
Altri punti affermati nei discorsi di Molina: nel 2015 in
città il candidato sindaco dovrà essere individuato per il tramite di primarie;
bisogna dare un segnale di cambiamento nel gettito tributario; maggior
chiarezza e verifiche sui fondi che arrivano dalla City tax; viene citato il
caso di un emendamento di Giunta che destina il trasferimento di 300mila euro alla
Fondazione Musei per un buco di 276.00,00 effettuato per una mostra (Manet);
citato a proposito del rapporto tra pubblico e privato il caso del “monstrum”
giuridico che è Venezia Nuova (polo di imprese private perché c’è ancora
attività d’impresa) che si concentra solo sul Mose (mentre vi sarà da risolvere
dal 2016 il problema della sua manutenzione!): qui il direttore generale fa
anche l’Amministratore delegato di Tetis; Vega: altro problema con 10 milioni
di debiti (nemmeno sati capaci di fare speculazione edilizia!); conflitti d’interessi
in Comune a Venezia, inopportunità politica, questione morale e penale; bisogna
separare le partite correnti dai piani d’investimento, ricostruire la
dimensione della finanza straordinaria per investimenti straordinari;
affrontato il tema della legge speciale per Venezia; tema della città
metropolitana e delle opportunità per Venezia e Mestre.
Giampietro Pizzo fa notare con un suo intervento che bisogna
evitare che siano manovre in cui vi siano lacrime e sangue: vi è una
privatizzazione eccessiva del territorio (Costa va per conto suo, Marchi, Mantovani
e Consorzio Venezia Nuova son privati) per cui vi è una mancanza di visione e
di coesione d’azione.
Molina aggiunge che neanche il canal Grande e quello di
Murano fanno parte del territorio del Comune di Venezia (sono dello Stato) e la
gronda lagunare nord è della Save!
Il dibattito è poi proseguito toccando diverse altre
questioni tra cui commercio, residenzialità etc. etc., con i contributi di gran
parte dei presenti: si consiglia di ascoltare la videoregistrazione effettuata
per una maggior completezza dell’informazione.
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