martedì 26 agosto 2014

Salvare Venezia

La Città di Venezia è ormai espropriata. 
Due poteri negativi e autoreferenziali controllano il destino di un'intera comunità.  Due poli, l'Aeroporto e il Porto, nati come funzione pubblica al servizio di un miglior sviluppo territoriale e sociale sono ormai diventate mere strutture di interesse privato. Perché tutte le loro scelte rispondono a questa logica.
A capo di questi poteri ci sono due persone, con storie e percorsi certo molto diversi ma accomunate oggettivamente da un medesimo destino e dal medesimo binomio: potere e denaro. 
Il primo, Paolo Costa, ex-sindaco ed ex-ministro, detta legge sulle acque e sulla Laguna; il secondo, vecchio sodale di Galan e Ghedini, Enrico Marchi, domina sulla terraferma.
Non si tratta di illazioni. Le prove sono a portata di mano e la recente cronaca giornalistica ne dà un'amara conferma.
Paolo Costa ha fatto approvare, da un governo supino alle sue volontà, la costruzione di un Canale di navigazione, il Contorta-Sant'Angelo, assurdo e che, semmai realizzato, coinciderebbe con la letterale distruzione della Laguna di Venezia.
Enrico Marchi, dopo essersi impossessato totalmente di SAVE (con il beneplacito della Regione, della Provincia e del Comune di Venezia che hanno messo in vendita per una manciata di lenticchie le loro quote pubbliche), detta legge al Ministero delle Infrastrutture (Lupi), all'ENAV e alle Ferrovie dello Stato.
Tutto questo non è frutto della furba abilità di due manager; no, tutto questo è frutto di una Politica incapace e prona ai loro interessi. Una Politica che a Roma come a Venezia ha assecondato i loro interessi; una Politica che ieri ha avallato gli interessi del Consorzio Venezia Nuova di Mazzacurati e oggi ripete il reato approvando i progetti di Costa e di Marchi.
Una politica fatta da persone senza alcuna visione, senza competenze, e, soprattutto, senza valori civici.
Ora, o noi cittadini metteremo fine con la nostra volontà e con il nostro voto a tutto questo, oppure Venezia e la sua Storia saranno destinate a un tragico e triste epilogo.
Qualcuno, da tempo, si augura che la Magistratura intervenga e sveli (del resto, non ci vorrebbe molto!) le azioni illecite di questi signori. Ma delegare alla Magistratura questa azione riparatrice e risanatrice non basta, e non è giusto.
Solo una Comunità determinata e organizzata cambia davvero il proprio Destino.
Dipende solo da noi.

Giampietro Pizzo