sabato 28 dicembre 2013

giovedì 26 dicembre 2013

I consiglieri comunali di Venezia ci raccontano: Jacopo Molina (PD), settimo incontro.



Promosso da Fondamente per la serie "I consiglieri Comunali ci raccontano", il 10 dicembre 2013 presso la Casa dei Mori in Campo dei Mori a Venezia (http://goo.gl/maps/pVUgO ) è stato organizzato l'incontro (il settimo della serie) con il consigliere comunale di Venezia Jacopo Molina del PD che ci ha raccontato la sua attuale esperienza in Consiglio Comunale con molti particolari e vicende interessanti di cui è stato partecipe e protagonista anche con spunti autonomi ed indipendenti rispetto alle linee politiche del suo partito. Jacopo Molina svolge contemporaneamente  la sua professione di avvocato che per lui è un modo di tenersi in contatto quotidiano con la realtà senza lasciarsi coinvolgere in maniera totalizzante dall’impegno politico. A seguito dei numerosi e stimolanti interventi dei partecipanti, delle dettagliate e ampie illustrazioni e osservazioni di Molina e dell’interessante dibattito che si è svolto, son state sviscerate a 360 gradi le attuali problematiche in cui è coinvolta la città di Venezia ed il suo territorio.
In ogni caso ecco di seguito alcuni punti salienti sia della sua biografia, che degli argomenti trattati e dibattuti: iscritto dal 2002 nei DS che poi si è “trasformato” in PD, Jacopo è presente nel consiglio comunale di Venezia già dal 2008, e, in prospettiva delle elezioni del 2015 e di un rinnovamento della politica cittadina da quell’anno, ha sostenuto in prima fila la candidatura di Matteo Renzi alle ultime primarie per l’elezione del segretario a guida del PD.
A tale scopo è stato uno dei fondatori dell’”Associazione Adesso Venezia Mestre” costituita al fine di far partecipare qualsiasi cittadino che ne avesse l’intenzione alla vita politica senza essere necessariamente iscritto ad un partito politico e come superamento dei comitati cittadini che avevano sostenuto Matteo Renzi l’anno precedente nelle primarie in cui era stato eletto Bersani.
Jacopo sente l’esigenza di una spinta al rinnovamento della politica e spesso ha svolto un forte controllo sull’operato del Consiglio comunale, anche sostenendo il ruolo di “grillo parlante” all’interno dell’attuale maggioranza con posizioni di autonomia e critica rispetto alle questioni affrontate. J. Molina si ritiene progressista e riformatore di sinistra e alle domande di Gilberto Brait che chiede sostanzialmente se con l’affermazione di Renzi cambierà qualcosa qui a Venezia all’interno del PD, Molina sostiene che qualcosa necessariamente deve cambiare perché il PD non può rimanere sulle posizioni in cui sinora è stato in città allo scopo principale di mantenere determinati bacini di voti.
Jacopo Molina evidenzia che senz’altro nel PD è subentrata una certa stanchezza fisiologica dopo tanti anni di governo della città dal 1993 ininterrottamente e/o dal 1975 se si vuole considerare un intermezzo consigliare di centro destra: a tal fine afferma che è ora di distinguere nettamente tra parte politica e parte burocratica mantenendo le rispettiva competenze su piani distinti evitando che ci sia un’osmosi che è negativa ai fini dell'amministrazione della città.
Come i consiglieri intervenuti nei precedenti incontri, anche Molina fa notare che pur essendo il consiglio comunale l’unico organo eletto direttamente dai cittadini, in realtà questo ha un peso funzionalmente residuale nella conduzione politico/amministrativa della città, con conseguenze che possono essere anche gravi: per esempio i piani urbanistici attuativi fino a circa 2 anni fa venivano adottati dalla Giunta e approvati dal Consiglio, mentre ora dal 2011 invece sono adottati ed anche approvati dalla Giunta, a meno che non comportino delle difformità dallo strumento urbanistico generale.
Aggiunge che anche altre questioni ed interventi importanti per la città non vengono esaminati dal Consiglio, per non parlare dei 3 commissariamenti governativi straordinari (per il Lido, per l’escavo dei fanghi di porto Marghera e per i problemi degli allagamenti della Terraferma) chiamati dagli ultimi 2 Sindaci (Cacciari ed Orsoni): così il Consiglio Comunale è stato ancor più messo in un angolo!
Jacopo Molina vuole anche sottolineare che in città anche la candidatura di Civati alla primarie è stata molto votata, per cui è evidente che le 2 candidature più di rottura hanno ottenuto maggiori consensi, segno questo che sia nel PD che in città è necessario cambiare qualcosa.
Alle primarie non hanno votato solo gli iscritti, ma moltissimi cittadini, e numericamente ci sono le condizioni per cambiare passo, anche se è opportuno attendere le fasi congressuali comunale e regionale per individuare un prossimo segretario che segni una discontinuità con il passato e che sia amministrativamente competente.
Jacopo fa notare che tanti si sono avvicinati alla mozione Renzi, alcuni anche per convenienza: in Giunta ci sono assessori che sino a poco tempo fa hanno appoggiato e sostenuto Bersani, per cui non è sufficiente che da poco si siano convertiti a Renzi, devono cambiare passo con atteggiamenti maggiormente autonomi e indipendenti, anche se si sa che le delibere di Giunta sono per regola votate all’unanimità.
Nei circoli senz’altro le cose possono cambiare, anche se il tema del rinnovamento in generale è complesso.
Giampietro Pizzo chiede come ci si attiva per rinnovare il patto fiduciario con i cittadini senza perdita di pezzi di democrazia ed evitando il possibile grosso problema del “gattopardismo”.
Molina spiega che bisognerà aspettare il 2015 per iniziare a vedere qualche risultato.
Jacopo Molina cita alcuni esempi di mala e/o cieca amministrazione come la vendita delle azioni Save per problemi col bilancio a dicembre 2012, il bilancio fatto a colpi di assestamenti, atti di straordinaria amministrazione per sostenere la spesa corrente, cita l’esempio dell’operazione Casinò, (perché 140 milioni di euro nel primo biennio per coprire spesa sino al 2015 vera ipoteca di una scelta politica che viene messa su chi governerà la città nei prossimi 5 anni e forse anche più); Giampietro Pizzo: insipienza, incapacità o interessi in queste manovre?
Molina: bisogna avere obiettivi di medio/lungo termine, non pensare solo all’immediato domani!
Parlando sempre dell’esempio del Casinò, Molina fa notare come in Italia solo 4 Comuni hanno la possibilità di avere un casinò, e farlo passare come una palla al piede si potrebbe dire sia deplorevole.
Continuando Molina affronta l’argomento delle partecipate e nota come tra Comune e sue partecipate vi siano più o meno circa 10.000 dipendenti, ed è normale che tale amministrazione appaia spesso come un inefficiente enorme carrozzone, mentre bisognerebbe valorizzare maggiormente chi ha veramente voglia di fare, e qui cita l’esempio della vergognosa cessione da parte di Veritas di una fiore all’occhiello della sua costituita Veritas Energia di cui è stato ceduto il 51% alla sua maggior concorrente Ascopiave.
Il rapporto tra società partecipate ed Ente locale si sfilaccia sempre di più perché alcune società a loro volta ne costituiscono altre: a questo proposito Giampietro Pizzo fa notare come vi sia un deficit d’informazione allarmante sia per mancanza di comunicazione ai vari livelli, sia per gemmazione di società commerciali di diritto privato, anche con lo scopo di bypassare il patto di stabilità.
Alcuni partecipanti all’incontro lamentano una quasi totale mancanza d’informazione, il cittadino non sa niente e con questo si inficia lo stato della democrazia: l’informazione non solo dovrebbe essere chiara e trasparente, ma anche completa.
Il dibattito attorno alla democrazia ed alla partecipazione democratica ha assunto e sta assumendo un ruolo sempre più importante e centrale anche se ad esempio ancora oggi le varie consulte costituite sono state solo degli “sfogatoi” senza contare veramente nella costruzione e nella progettualità della vita cittadina.
Giovanni Levi interviene affermando che le partecipate sono un atto criminale, gran parte dell’attività comunale così sfugge a qualsiasi controllo: è più importante governare che partecipare!
Molina auspica che siano eliminate le partecipate delle partecipate per almeno accorciare la filiera e rendere tutto più trasparente.
Molina fa notare come ancora oggi la Giunta si tiene a porte chiuse e a volte si fa difficoltà a conoscere persino l’Ordine del Giorno anche per i Consiglieri medesimi.
Viene affrontata la questione della trasparenza dell’azione politica e sociale comunale: le determine che impegnano l’ammninistrazione verso l’esterno devono essere pubblicate in modo sistematico, non a spot: ’albo pretorio on line ha anche valore legale non solo di notizia.
Da alcuni dei partecipanti comunque viene rilevata la mancanza di orientamento, la capacità di capire dove siano i veri problemi: quali sono le vere priorità, e chi fa l’esercizio di priorità e dei pesi?
Molina ammette che vi è ancora carenza nella costruzione delle delibere.
Altri punti affermati nei discorsi di Molina: nel 2015 in città il candidato sindaco dovrà essere individuato per il tramite di primarie; bisogna dare un segnale di cambiamento nel gettito tributario; maggior chiarezza e verifiche sui fondi che arrivano dalla City tax; viene citato il caso di un emendamento di Giunta che destina il trasferimento di 300mila euro alla Fondazione Musei per un buco di 276.00,00 effettuato per una mostra (Manet); citato a proposito del rapporto tra pubblico e privato il caso del “monstrum” giuridico che è Venezia Nuova (polo di imprese private perché c’è ancora attività d’impresa) che si concentra solo sul Mose (mentre vi sarà da risolvere dal 2016 il problema della sua manutenzione!): qui il direttore generale fa anche l’Amministratore delegato di Tetis; Vega: altro problema con 10 milioni di debiti (nemmeno sati capaci di fare speculazione edilizia!); conflitti d’interessi in Comune a Venezia, inopportunità politica, questione morale e penale; bisogna separare le partite correnti dai piani d’investimento, ricostruire la dimensione della finanza straordinaria per investimenti straordinari; affrontato il tema della legge speciale per Venezia; tema della città metropolitana e delle opportunità per Venezia e Mestre.
Giampietro Pizzo fa notare con un suo intervento che bisogna evitare che siano manovre in cui vi siano lacrime e sangue: vi è una privatizzazione eccessiva del territorio (Costa va per conto suo, Marchi, Mantovani e Consorzio Venezia Nuova son privati) per cui vi è una mancanza di visione e di coesione d’azione.
Molina aggiunge che neanche il canal Grande e quello di Murano fanno parte del territorio del Comune di Venezia (sono dello Stato) e la gronda lagunare nord è della Save!
Il dibattito è poi proseguito toccando diverse altre questioni tra cui commercio, residenzialità etc. etc., con i contributi di gran parte dei presenti: si consiglia di ascoltare la videoregistrazione effettuata per una maggior completezza dell’informazione.
 

sabato 14 dicembre 2013

Le nostre responsabilità


Di fronte al montare del cosiddetto movimento dei forconi appare con piena evidenza il vuoto di una vera Sinistra nel nostro Paese. Occorre prenderne atto se vogliamo capire cosa sta accadendo in Italia.
Dopo sei anni di crisi, con tassi di disoccupazione a due cifre e che continuano a salire, con un quarto del Paese in povertà, con la paura e la sfiducia che rendono amare e nere le giornate di chi lavora, studia e ricerca, nessuno a Sinistra ha saputo dare voce a questo dolore, nessuno ha chiamato alla speranza, al bisogno di  un nuovo progetto di società che non lasci soli chi soffre, che dia semplicemente fiducia a chi non si vuole arrendere.
E invece fino ad ora abbiamo ascoltato solo parole vuote; abbiamo assistito a tristi spettacoli di equilibrismo, opportunismo e di accomodamento istituzionale.
Questa “terra desolata” è il suolo fertile - il peggior letto - su cui attecchisce l'odio sociale, su cui vanno crescendo demagogia e involuzione autoritaria. Non possiamo più tacere di fronte a questo pericolo, a questa china che ci porta alla fine.
Dobbiamo dirlo con forza ai tristi ragionieri della crisi, a coloro che si limitano a pensare che tutto, prima o poi, si aggiusterà; dobbiamo dirlo alle schiere di stolti e di pavidi che insistono ad affollare le grigie stanze del Potere.
Dobbiamo dirlo: subito, prima che sia davvero troppo tardi.

Ai balbettii dei cosiddetti Partiti di Sinistra, ai Sindacati scomparsi dai luoghi di lavoro, ai micro-movimenti sociali, troppo deboli e frammentati per rappresentare un orizzonte politicamente credibile, bisogna sostituire una proposta politica alta, generosa, radicalmente nuova in grado di riappassionare facendo appello ai migliori istinti degli italiani, non ai peggiori.

Abbiamo poco, pochissimo tempo. Altrimenti la Storia del Novecento rischia di ripetersi, perché pezzi di fascismo, sempre meno latenti, sono pronti a ricompattarsi. 
Certo, il progetto europeo - quello sognato da Altiero Spinelli ed Enrico Colorni –  è già stato tradito da una piccola e misera schiera di burocrati e inetti. Ma la stessa idea di Europa, come soggetto storico e politico, rischia di collassare da un momento all'altro: quello che ne seguirebbe sarebbe purtroppo solo drammatico e violento.

Io temo che i nostri figli siano un giorno obbligati a maledire i loro padri, per averli ricacciati nella barbarie e nella guerra.
Nella nostra epoca, sul qui ed ora, abbiamo una responsabilità enorme. Soprattutto noi, che continuiamo a guardare a Sinistra come alla miglior cultura politica, una politica che vorremmo pensare fatta di Libertà, Giustizia, Equità e Bellezza.
In questo frangente storico abbiamo una responsabilità enorme. Per favore, non dimentichiamolo.

venerdì 13 dicembre 2013

I consiglieri Comunali di Venezia ci raccontano: Nicola Funari (del Gruppo Misto), sesto incontro.



Promosso da Fondamente  per la serie "I consiglieri Comunali ci raccontano", il 5 dicembre 2013 presso la Casa dei Mori in Campo dei Mori a Venezia (http://goo.gl/maps/pVUgO ) è stato organizzato l'incontro (il sesto della serie) con il consigliere comunale di Venezia Nicola Funari del Gruppo Misto che ci ha raccontato la sua attuale esperienza in Consiglio Comunale con molti particolari e vicende interessanti in cui è stato coinvolto, nonchè il suo impegno da sempre come cittadino nel sociale: Nicola Funari si definisce di ispirazione Cristiano Sociale e da questo derivano tutte le sue attività civili, sociali e politiche con aspetti di concretezza e fattività.
Alcuni spunti da quanto affermato da Nicola Funari durante l’incontro: di nascita romano si è poi trasferito a Venezia dove, lavorando in qualità di commercialista, ha sempre lavorato nel campo del volontariato organizzando vari centri sociali, case di riposo e la prima comunità per tossicodipendenti per poi passare alla Caritas; inizialmente iscritto nella Democrazia Cristiana, l’ala sinistra di base della DC, è entrato nella politica attiva contribuendo alla fondazione dell’Italia dei Valori (IDV) da cui poi è stato estromesso circa 2 anni fa, ovvero poco dopo le elezioni a Sindaco di Venezia di Orsoni, al cui programma elettorale e di lavoro aveva aderito, perchè ha espresso le sue opinioni in maniera indipendente ed autonoma dalle linee del partito, in quanto già dall’approvazione del primo bilancio comunale aveva messo in evidenza che tale programma non era stato rispettato ne tantomeno cercato di attuare soprattutto per quanto riguarda il Lido ed i vari commissariamenti le cui azioni son state tutte avvallate dal Sindaco e dalla Giunta.
Precedentemente a questa sua esperienza in Comune, Funari aveva ricoperto la carica di Assessore alla Cultura in Provincia facendo adottare un bando per organizzare i contributi ad associazioni, manifestazioni e progetti che altrimenti sarebbero stati erogati con metodi meno trasparenti.
Nicola Funari elogia e si identifica con quanto esprime l’attuale Papa Francesco che è in sintonia con lo spirito di servizio in politica e nella vita sociale che Nicola per tutta la vita cerca quotidianamente di attuare anche come volontario offrendo gratis il 50% del suo lavoro e delle sue consulenze in qualità di commercialista.
Funari dichiara di aver svolto con questo spirito di servizio la sua attività in Consiglio Comunale con interventi ed emendamenti continui, impegnandosi per la salvaguardia del territorio Veneziano per esempio dando voto contrario al progetto della darsena al Lido,  e così via citando il progetto delle villette a Caroman, il caso della gestione della Misericordia e la chiusura dell’Ospedale di San Clemente da lui voluto, per il quale è stato denunciato alla Corte dei Conti: Funari afferma che il Sindaco e la Giunta decidono su tutto senza passare attraverso il Consiglio.
Funari dice di essere sempre in contatto con i cittadini Veneziani di cui recepisce i malumori ed i desideri, ma quando si tratta di attuare alcune proposte e/o di intraprendere alcune lotte si ritrova spesso isolato e quindi lamenta che alla fine i veneziani non amano veramente la propria città: per avere un quadro completo e preciso di quanto da lui affermato e degli interventi degli altri  convenuti, vi invitiamo a seguire la video registrazione dell’incontro, qui di seguito postata.
 



lunedì 9 dicembre 2013

I consiglieri Comunali di Venezia ci raccontano: Cesare Campa (PDL), quinto incontro.


Promosso da Fondamente per la serie "I consiglieri Comunali ci raccontano", il 26 novembre 2013 presso la Casa dei Mori in Campo dei Mori a Venezia (http://goo.gl/maps/pVUgO ) è stato organizzato l'incontro (il quinto della serie) con il consigliere comunale di Venezia Cesare Campa del PDL che ci ha raccontato la sua attuale esperienza in Consiglio Comunale nonchè la sua precedente lunga attività politica iniziata quasi in concomitanza con il trasferimento dell’attività imprenditoriale/commerciale paterna e familiare da Murano a Spinea per questioni di approccio migliore alla fiscalità.
Cesara Campa entrò nella Democrazia Cristiana attorno alla metà degli anni ’60, poi fu eletto per la prima volta consigliere già nel 1975 e quindi dopo 2 legislature nel 1985 ricoperto incarico di Assessore ai Lavori Pubblici nella Giunta di centro sinistra presieduta dal Sindaco Laroni quando ancora i sindaci erano eletti dal Consiglio e non dai cittadini come avviene oggi. Cesare Campa inizia così ad illustrare la sua biografia sia di attività politica che personale, affermando che a quell’epoca i consigli di Quartiere e la vita politica in generale erano molto più partecipati di quanto non siano ora. Oggi, afferma sempre Campa, pur evidenziando che con l’elezione diretta del Sindaco vi sia una maggiore governabilità, il Consiglio Comunale è stato limitato in quelli che erano e che sono i suoi poteri di controllo ed indirizzo (e qui accenna come esempio alla questione della delibera di Consiglio per l’approvazione della fidejussione per la concessione della Misericordia che in ogni caso era stata già decisa in Giunta).
Parlando di democrazia quindi ora il Consiglio Comunale può incidere di meno su decisioni che in ogni caso vengono prese dalla Giunta.
Di seguito qualche altro spunto emerso nell’incontro con Cesare Campa.
Per Campa, data per dovuta e necessaria la riforma Bassanini che dovrebbe assicurare una maggior governabilità, ci vorrebbe un po’ in tutti gli amministratori una maggior  maturità e responsabilizzazione nell’esaminare gli atti e le situazioni aldilà dell’appartenenza alla minoranza o alla maggioranza.
Per Campa è scandaloso che non si possa decidere la persona per cui votare: bisogna arrivare ad una nuova leggere elettorale che permetta ai cittadini di scegliere la persona da cui si vuole essere rappresentati.
Nel 1994 viene chiamato in Forza Italia e qui viene candidato alle elezioni regionali del Veneto: eletto sempre con voti di preferenza (c’era il sistema proporzionale), viene nominato assessore regionale alla formazione e al lavoro.
Per Campa c’è stato un patto, un tacito accordo tra i politici alle ultime elezioni per una spartizione del territorio: il Veneto al Centro destra e Venezia al Centrosinistra.
Viene citata l’esperienza fatta come amministratore con i commercianti di via Piave per l’acquisto e la costruzione della fontana per l’abbellimento di via Piave stessa.
Le domande sono soprattutto rivolte da Giampietro Pizzo che chiede in sostanza s è ancora possibile attualmente scegliere un progetto città in maniera completa o bisogna invece tener contro di ogni singola questione anche se non rientra in un discorso di coerenza con un determinato progetto  sulla città. La politica secondo la visione di Giampietro Pizzo è l’arte di tenere assieme e di avere una visione complessiva, esula da quelli che sono i progetti e le decisioni che si attuano usualmente in un’azienda con dei fini specifici.
Campa sottolinea che è importante il principio della responsabilizzazione di tutti i cittadini non solo dei politici nella scelta dei processi sociali: anche i cittadini dovrebbero frequentare maggiormente i consigli comunali.
Il dibattito è poi proseguito toccando diverse altre questioni come Casinò, Murano, stipendi dei dirigenti pubblici, trasporto pubblico, interessi della categorie, commercio, residenzialità etc. etc, con i contributi di gran parte dei presenti tra cui Gilmo Ferialdi, Tomaso Minelli e Franco Zannini: si consiglia di ascoltare la videoregistrazione effettuata per una maggior completezza dell’informazione.

martedì 3 dicembre 2013

I consiglieri Comunali di Venezia ci raccontano: Beppe Caccia (Lista “In Comune”), quarto incontro.


Promosso da Fondamente per la serie "I consiglieri Comunali ci raccontano", il 15 novembre 2013 presso la Casa dei Mori in Campo dei Mori a Venezia (http://goo.gl/maps/pVUgO ) è stato organizzato l'incontro con il consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia della lista "In Comune" che ci ha raccontato la sua attuale esperienza in Consiglio Comunale nonchè la sua precedente attività di Assessore/amministratore nella Giunta Comunale di Venezia, in una biografia sia di attività politica che personale, che abbraccia un arco di tempo più che ventennale nonostante l'ancor giovane età: un interessantissimo excursus/promemoria storico delle attività politiche e istituzionali del Comune di Venezia e nel Comune di Venezia espresso con lucidità e chiarezza.
Ecco in sintesi alcuni argomenti trattati in una prospettiva temporale di medio/lungo periodo come affermato dallo stesso Giuseppe Caccia per inquadrare meglio nei suoi discorsi la situazione sociale e politica attuale e la sua attività, a cominciare dalla passione per la politica maturata sin dalla frequentazione Liceale e poi Universitaria nei movimenti sociali.
Iniziale esperienza anti istituzionale nel movimento per la pace, nel movimento anti nucleare e nella solidarietà internazionale.
Fondatore di una radio di movimento e poi di radio Sherwood; esperienza dei centri sociali autogestiti nei periodi tra Seattle e Genova contro la guerra in Iraq tra gli anni 1999/2004.
Da queste esperienze nasce l’impegno istituzionale attraverso il dibattito attorno all’autogoverno delle comunità che scaturiva dall’insurrezione Zapatista nel Messico del 1994, soprattutto di fronte alla vicenda leghista secessionista.
Dal primo mandato di Sindaco a Cacciari prima con il movimento dei Sindaci e poi del Nord Est, tra il 1996/1998 si è provato a declinare il tema del Federalismo e delle autonomie in chiave democratica cercando di non lasciare questi temi preda della propaganda della Lega e dei movimenti secessionista radicali.
Quindi a metà degli anni ’90 incontro con Gianfranco Bettin con in comune la ricerca di nuove forme di wellfare per arginare alcune forme di marginalità/devianza sociale che avevano causato parecchie morti per overdose e la diffusione dell’Hiv (AIDS): con il centro sociale Rivolta politiche di riduzione del danno in chiave antiproibizionista, ma affermando un’indipendenza dal consumo delle drogheèistituzione degli operatori di strada.
Quindi attività politica fondamentalmente finalizzata a 2 obiettivi: 1) Federalismo e Autonomie; 2) costruzione dal basso di nuove forme di wellfare in risposta alle contraddizioni sociali.
A questo punto nasce la candidatura di Giuseppe Caccia prodotta da una discussione collettiva e non da una scelta completamente individuale, una sfida insomma.
Continuando nell’excursus cronologicamente dopo l’interruzione a metà mandato della giunta Cacciari nasce la candidatura di Costa a Sindaco, candidatura considerata indigeribile e qui viene costituito il cosiddetto polo RossoVerde e la lista civica “Città Nuova”.
In questo periodo tra il 2001 e il 2005 Giuseppe Caccia è assessore alle Politiche Sociali e ai rapporti con il Volontariato. In questa amministrazione si compiono anche delle opere importanti come per esempio il parco urbano più grande d’Europa (parco di San Giuliano), la ricostruzione del teatro La Fenice, ma la Giunta Costa non affronta l’argomento  cruciale di chi decide in questa città, di quali sono i reali poteri forti e quindi attraverso queste contraddizioni irrisolte si arriva alla disastrosa vicenda Cacciari/Casson in cui vi è una netta chiusura delle nomenclature di partito per le prime primarie e per le nuove elezioni: dal polo Rosso verde fu scelta la candidatura di Casson per le sue battaglie giudiziarie.
Furono quindi attuati alcuni meccanismi di commissariamento portati tutti da una logica emergenziale su molte questioni (vedi il Lido) sottraendo pezzi di democrazia: questi commissariamenti, alcuni effetti vigenti tuttora, non si riescono a smontare facilmente, è molto faticoso per alcuni vincoli legislativi.
Alla domanda di Giampietro Pizzo che chiede a Beppe Caccia se si sente ingabbiato attualmente come consigliere e prima come amministratore in questi meccanismi di potere, Beppe Caccia risponde in maniera molto articolata facendo notare come è necessario analizzare queste problematiche in prospettive più ampie: le amministrazioni comunali sono profondamente mutate negli ultimi 15 anni e bisogna affrontare questo argomento con un ragionamento sui nessi amministrativi completamente diversi che sono stati stabiliti per esempio con l’introduzione dell’elezione diretta dei Sindaci stimolata dalla crisi della prima Repubblica attorno agli anni 1991/1993.
Cito: come la pianificazione statale precedente stava al fordismo così i nessi amministrativi e l’organizzazione del governo a livello locale sta alle reti produttive territorializzate del post fordismo.
In questa fase nasce e matura la critica alla globalizzazione neo liberista, al WTO, al Fondo Monetario Internazionale: nascono esperienze di autogoverno locale e le capacità di far rete: viene citata la “Carta dei diritti dell’uomo nelle Città” di Barcellona 1998 cui ha aderito Venezia assieme ad altre 40 città.
Invece in Italia l’80% dei costi dei vincoli del patto di stabilità Europea son stati fatti pagare alla finanza locale.
In particolare Venezia fino a qualche anno fa godeva di grossi introiti da Casinò e legge speciale: Casinò sino a 107 milioni di euro l’anno cioè il costo complessivo del welfare sociale, più 50/60 milioni l’anno dalla legge speciale; questo piatto ricco di risorse consentiva politiche di ridistribuzione avanzate e costruzione di servizi innovativi, ora invece oltre alla mancanza di questi introiti, le politiche di finanza pubblica hanno anche la valenza negativa che ahnno a che fare con i vincoli e quindi sono ridotti i margini effettivi di autogoverno locale perché sei anche condizionato su come e dove devi spendere i danari pubblici, puoi spendere solo in una determinata direzione.
 A tutto questo si aggiunge a Venezia lo storico problema: quali sono i poteri reali e qual’è la sovranità effettiva, vi è qualche tacito scambio?!
Continuando con la citazione del filosofo Francese Etienne Balibar e le sue riflessioni sulla definita “cittadinanza insorgente”, vengono poste altre domande a Beppe Caccia cui segue un interessante dibattito che si invita ad ascoltare nella video registrazione completa dell’incontro postata qui qui seguito.