martedì 13 dicembre 2011

Imbecilli e gattopardi

La grande fatica di questi giorni è sapere/potere distinguere tra le analisi che cercano soluzioni ai problemi e le prese di posizione che tendono a difendere, in modo più o meno velato, interessi preordinati.
L'onestà intellettuale potrebbe essere un buon criterio per dirimere i confronti democratici. Ma più si ingarbuglia la matassa, più è difficile separare gli interessi di vita da quelli illeciti o, ed è un fatto ancor più grave sul piano morale, semplicemente indecenti. E allora, come direbbero i matematici, la matrice si complica: in basso a sinistra, gli onesti con interessi essenziali; in alto a destra, i retori corporativi; in mezzo, molte composizioni intermedie da leggere e interpretare caso per caso.
Intanto, più passa il tempo, più il dibattito pubblico diventa ingovernabile - nel mentre il populismo ipocrita avanza. E' per questo che considero disonesto ammantare il governo attuale della qualifica di "tecnico", come se tecnica fosse la natura delle soluzioni di cui abbiamo bisogno. Chi parla di soluzioni univoche, difende semplicemente il predominante paradigma di mercato, lo stesso che ci ha portato laddove oggi siamo. Lor signori, stanti questi presupposti, o sono incapaci o sono disonesti. E intendo per "disonesto" quell'atavico gattopardismo che ha una responsabilità morale pesantissima nelle crescenti iniquità, ingiustizie, impunità. Propendo senz'altro per questa seconda interpretazione, sapendo che gli interessi organizzati che legittimano il vigente "ordine del discorso" sono potenti (e certo non banali). Guardando a questo stato delle cose, ha davvero ragione il vecchio Habermas: qui rischiamo di mandare a puttane quel poco di civiltà che abbiamo costruito negli ultimi cinquanta anni. E' poco meno della mia età, ma non vorrei rivedere dal vivo cose che sinora ho letto solo sui libri di storia.

Giampietro Pizzo