Sono passati ormai alcuni mesi
dal “terremoto” del 4 giugno, ma gli esiti della larga
coalizione Orsoni & Co. sono purtroppo ancora in azione.
E’ all’opera la sfiducia
corrosiva nei confronti di una democrazia locale sotto scacco, dove i cittadini
si convincono, giorno dopo giorno, che nulla sia davvero riformabile, che i
problemi reali della Città siano irrisolvibili.
E’ all’opera una gestione
commissariale (arrogante e/o inconsapevole ?) che un giorno pensa,
col Documento Direttore Arsenale, di non toccare le concessioni
“illegittime” della passata Giunta (in quel pezzo urbano unico da cui
potrebbe ripartire una nuova storia veneziana, capace di ridare forza e vita a
una Città sotto assedio), e il successivo smonta interi pezzi della memoria
cittadina (è questo il caso della messa in vendita del primo stralcio di Villa
Hériot), proseguendo sulla via della svendita patrimoniale della passata
Amministrazione ancora all'opera in Comune con la "sua" dirigenza.
E’ in
atto un’operazione soporifera da parte di una coalizione politica –
uscente ma magicamente ricostituita - che vuol convincere tutti noi che nulla è
successo, che basterà qualche piccola correzione, qualche volto nuovo, e tutto,
magicamente, tornerà come prima. Perché: tutto cambi perché nulla cambi.
E’, infine, all’opera
un’operazione, che potremmo ribattezzare, senza tanta fantasia, “mani sulla
Città” (ve lo ricordate il bellissimo e tristissimo film di Francesco Rosi sul
sacco di Napoli?), da parte di due padroni delle ferriere – il primo al Porto,
Paolo Costa, e il secondo all’aeroporto, Enrico Marchi – che ostinatamente
cercano di rendere impossibile il governo del Comune e del suo territorio. Lo
fanno – il primo con il Contorta e il secondo con il Master Plan 2021 su
Tessera – per far sì che domani, cioè dopo le elezioni della primavera 2015,
sia nei fatti impossibile tornare indietro, tornare cioè a un governo vero
della Comunità. Questi signori parlano di sviluppo ma preparano il disastro
ambientale; parlano di turismo ma ipotecano la futura salvaguardia della Laguna
di Venezia.
Di fronte a tutto questo, non
abbiamo molte scelte. Possiamo solo mobilitare la Cittadinanza. E’ una via
obbligata per rimettere in piedi una Politica che sia all’altezza delle
questioni e delle sfide, ormai improrogabili, che abbiamo dinanzi.
La scelta è chiara: da una parte
il fronte della conservazione, composto da piccoli e grandi interessi chiusi
nella loro miope difesa, interessi tesi solo a riprodursi, ancora un po’, il
più possibile; dall’altro, ci sono i cittadini - sia come
individui singoli sia come associazioni attive e diffuse - i quali
sperimentano quotidianamente un insopportabile stato di degrado, di sofferenza
e di frustrazione. E’ a questa parte, vera e sana, che vorremmo parlare,
dicendo, semplicemente e pianamente: guardate che possiamo ancora reagire, che
possiamo ancora reinventare un’idea seria e utile di Città, perché siamo in
tanti che non vogliamo arrenderci, perché siamo in tanti ad avere
idee, competenze e risorse per reagire.
Ma per ridare speranza alle forze
del cambiamento, bisogna che la partecipazione sia il metro di misura di ogni
politica futura. Occorre mettere in campo una mobilitazione ampia, inedita e
orizzontale, durante la prossima campagna elettorale, per alimentare un
confronto autentico, senza infingimenti, che obblighi le forze della
conservazione (che non hanno colore: stanno a destra, al centro e a sinistra) a
rimettersi in questione. Sia chiaro, i partiti veneziani da soli non lo
faranno. Solo se li obbligheremo con un’ampia e convinta mobilitazione, si
vedranno costretti.
Le forze del rinnovamento non
chiedono “permesso” ma rendono necessario il cambiamento, anche a
chi, fino all’ultimo, si oppone al rinnovamento, alla rinascita di
una comunità che non ne può più.
Giampietro Pizzo
Venezia Cambia 2015
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