Stasera, all’incontro di Favaro sul Quadrante di Tessera, ho pensato e ho sentito quanto la politica sia importante nella nostra vita.
Non è retorica. Non è esagerazione.
Molti anni fa – era il 1984 – in una calda serata di giugno, un signore, minuto e secco, lasciava, a tutti coloro che erano in quella piazza e ai molti che lo avrebbero rivisto, nei giorni successivi, sui giornali e per televisione, e ancora, negli anni a venire, nei mille documentari che hanno riprodotto e narrato quel momento, un messaggio: “la politica è qualcosa per cui vale la pena di spendere la propria vita”.
Sembra retorica, oggi, dire questo. Sembra esagerato, quasi falso, banalmente mediatico, oggi, dire questo. Eppure, quella sera – e nessuno di noi, ventenni, che eravamo in quella piazza poteva davvero immaginare che si trattasse di un testamento ideale – tornando a Venezia, ci interrogammo sul senso di quelle parole.
Parole dette da un uomo sulla sessantina, che ci era sempre apparso secco, quasi arido nel parlare. Un po’ burocrate nell'aspetto; senz’altro un funzionario di partito.
Chissà perché ricordo ora quel momento, che ha segnato la mia biografia e la storia di questo nostro amato e difficile Paese?
Ma no – mi è chiaro - lo ricordo perché oggi ho avvertito, fra la tanta gente che affollava la piccola sala del consiglio del Municipio di Favaro, un sentimento collettivo autentico e non banale.
Ho sentito che la Politica è fatto collettivo; è energia di molti dedicata al bene comune; è capacità di ragionare sulle scelte del presente guardando al futuro; è senso pratico e organizzato di sapere che le Istituzioni siamo noi cittadini, nel bene e nel male.
Non sono un ingenuo. E insisto: tutto questo non è trita retorica.
A Favaro, questa sera, abbiamo ragionato di procedure, di varianti urbanistiche, di destinazione d’uso. Cose tecniche ed aride – direbbero i più. Eppure, negli occhi di chi ascoltava e di chi parlava, non trapelava né noia né “professione”. Era passione ed interesse per la nostra vita cittadina e comune.
Se penso a cosa dovrebbe e dovrà essere la nuova e buona Politica, oggi penso a questo. E’ partecipazione; è controllo sociale; è informazione responsabile; è pragmatico senso del vivere in società. E’ fare comunità dentro e fuori delle istituzioni pubbliche (luoghi riappropriati, non delegati, rivissuti).
Se penso a cosa dovrebbe e dovrà essere la nuova e buona Politica, stasera penso a quella piazza di Padova, nel 1984, e a quell’uomo, che ha segnato la mia vita e la vita di tanti come me.
Giampietro
sabato 9 gennaio 2010
Il senso della Politica
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3 commenti:
Scusa dell'ignoranza Giampietro, quel signore era per caso Natta?
Grazie
no, era Berlinguer.
Il fatto che tu non l'abbia nominato mi creò il dubbio su Natta!
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