Promosso da Fondamente per la serie "I consiglieri
Comunali ci raccontano", il 4 novembre 2013 presso la Casa dei Mori in
Campo dei Mori a Venezia (http://goo.gl/maps/pVUgO
) è stato organizzato l'incontro con il consigliere comunale di Venezia
Gianluigi Placella del Movimento 5 Stelle che ci ha raccontato la sua nuova e
appena iniziata esperienza in Consiglio Comunale per essere stato chiamato a
sostituire il Consigliere dimissionario Gavagnin solo pochi mesi fa.
Nell'esposizione stringata della sua biografia fanno spicco la sua esperienza
come medico ortopedico ospedaliero da alcuni anni in pensione, la sua
partecipazione come atleta nazionale di scherma alle Olimpiadi di
Monaco del 1972, nessun precedente nell’attività politica, e la sua
partecipazione al Movimento delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino con cui
ha organizzato anche qua a Venezia alcuni incontri.
Qui di seguito vengono riportati alcuni spunti tratti dalle parole di
Gianluigi Placella che si definisce un cittadino prestato alla politica,
cittadino che occupa questo seggio in Consiglio perché altri candidati al
seggio più giovani che erano avanti per diritto di precedenza nella lista dei
votati, hanno, per questioni di tempo legati specialmente ad impegni di lavoro
non concilianti con il tempo da dedicare all’attività di consigliere comunale,
rinunciato all’incarico, cosa abbastanza rara, sottolinea Placella, nella
politica.
Nell’attività del Consiglio comunale Gianluigi Placella ha assistito spesso ad un gioco delle parti tra maggioranza e minoranze, anche
all’interno delle stesse coalizioni, dinamiche di potere con segnali non
espliciti, non chiari e quindi non imputabili o esplicitamente contestabili, di
contrapposizioni che sono potenziali ostacoli allo svolgimento di determinate
azioni: nella registrazione video fa l’esempio della notte del bilancio (giornata in cui è stato
approvato il bilancio).
Anche se la parola consociativismo (che prevede accordi di
interesse) non è stata apertamente nominata, pur tuttavia, nell’attività del
consiglio si scende spesso a compromessi che presuppongono una gestione
corporativistica, invece dell’auspicabile forma di conciliazione
che invece presuppone una gestione sociale, appunto auspicabile da Placella.
Placella ha la sensazione che spesso si assiste a un mercato
della vacche, non per mancanza esplicita di competenze e preparazione
professionale da parte di molti consiglieri, ma perché c’è un sistema che per
consuetudine lavora in un certo modo: ci sono tantissime individualità che non
aspettano altro di poter credere e poter seguire input diversi. Ad un’inerzia
culturale insita vi è anche la possibilità/probabilità che certe azioni
nascondano interessi di parte (citate le questioni Casinò e MOSE).
Secondo Placella sarebbe da distinguere Venezia da Mestre, mette in evidenza che sono 2 realtà molto diverse: Placella ha il sentore che si stia andando verso
la vendita di Venezia insulare, e la città metropolitana, la ventilata PATREVE,
potrebbe far in modo che la gestione privata e privatistica della città si
aggravi ancor di più e che in futuro si potrebbe dare in concessione anche
l’intera isola di Venezia come per esempio oggi si è data in concessione la
Misericordia per 40 anni!
Anche i Centri Commerciali sono isole private mentre qui a
Venezia ci sarebbe più che mai bisogno di negozi di vicinato per i cittadini.
Secondo Giampietro Pizzo che interviene anche come stimolatore/moderatore del dibattito, la
fabbrica del turismo non è un dato acquisito come sembra sia appurato dagli
attuali amministratori della città, si può ancora sterzare e concorda con
Placella che a Venezia va ripristinata una biodiversità sul piano del tessuto
economico e sociale.
Certamente si fa fatica a contrastare l’economia legata al
turismo, la monocultura imperante, e di questo ne risente tutta la città che è
diventata invivibile per i Veneziani e tocca da vicino anche la finora
fallimentare politica della residenzialità, l’esodo continuo verso la
terraferma, problema su cui sono intervenuti con visioni abbastanza convergenti
molti dei presenti al dibattito.
Secondo l’attuale trend se un residente non produce turismo
e/o attività produttive legate al turismo per l’amministratore diventa un
intrigo, perchè bisogna spendere in servizi al cittadino, mentre ad una massa di turisti sempre se ne
sostituisce un’altra, pur se maltrattati anche loro per la carenza e l’alto
costo dei servizi (vedi ad esempio l’alto prezzo dei biglietti del trasporto
pubblico).
Nella politica della residenza sinora c’è stata poca
trasparenza nei criteri gestionali soprattutto da parte dell’ATER, oltre che del Comune.
Il tram che fa capolinea a San Basilio per esempio non offre
niente al quartiere, ai residenti di quella zona, e per le stesse premesse con cui viene affrontata l’idea,
questo avrebbe potuto far ugualmente capolinea nel sestiere di Cannaregio!
Maurizio Ruzzene solleva le questioni del debito pubblico e
della finanza che impediscono di fare alcunché per la comunità e per i cittadini, perchè i giochi li fa il sistema
e le redini son tirate dal sistema economico/finnaziario medesimo: Ruzzene comunque fa notare che vi
è un gruppo di cittadini che spinge per cercare di risocializzare e di rendere
nuovamente pubblica la Cassa Depositi e Prestiti e per questo vi sarà una
dimostrazione davanti agli uffici postali nei prossimi giorni: i risparmi postali vanno alla Cassa
Dep. e Prestiti che finanzia le attività pubbliche e i Governi, e ciò non
avviene perché al momento la Cassa Dep. e Prestiti è stata privatizzata. Ruzzene afferma che Grillo e il Movimento 5
Stelle specie in passato erano abbastanza sensibili a queste problematiche e
chiede che vengano riprese in considerazione con energia.
Giulio Coniglio nel suo intervento afferma che a Venezia vi
sono dei poteri forti, una specie di cartello che impedisce che vi sia una
reale politica di servizi rivolta ai residenti, per gli abitanti veneziani.
Placella rispondendo a Ruzzene afferma che sono ben accette
tutte le proposte fatte da cittadini professionalmente competenti nelle loro
rispettive materie e afferma ad esempio che anche nel comitato No Mose vi sono delle
eccellenti professionalità.
Menzionando il cartello scritto e visibile durante le
proteste per il passaggio delle grandi navi (Venezia muore per il turismo),
Placella afferma che per Venezia si potrebbero richiedere ed esigere condizioni
molto più vantaggiose per la città ed i suoi cittadini.
Vito Simi de Burgis
accennando al grave problema della residenzialità ed al conseguente
continuo spopolamento del centro storico, chiede che per alcune case comunali
in affitto ai residenti Veneziani da più di venti/trent’anni in centro storico, vi sia la possibilità di
essere acquistate a riscatto dagli affittuari, naturalmente vincolandone
l’acquisto a determinate condizioni e questo per garantire anche ai propri
figli una residenzialità certa e sicura in questo periodo in cui il trend verso lo spopolamento del centro storico tende sempre più ad aumentare.
Placella risponde che certamente un ricambio abitativo in questi casi potrebbe
essere opportuno ed una certa dose di alienazione potrebbe essere effettuata.
Il dibattito che si consiglia di seguire nella
videoregistrazione per una maggiore completezza informativa e per evidenziarne
l’ottima predisposizione all’ascolto ed al dialogo oltre che del consigliere
anche di tutti i convenuti, termina con le considerazioni di Gianluigi Placella
che afferma che con questo sistema economico siamo portati a dimenticare che
siamo titolari di diritti fondamentali, ne abbiamo perso la consapevolezza e
dobbiamo riacquistarla; attualmente nella società vi è una prevalenza del
potere economico sull’idea di una reale democrazia e ci siamo dimenticati che il diritto
fondamentale è quello di esistere: con quanto è stato fatto sinora attraverso il Movimento 5 Stelle si invitano tutti i cittadini a
riappropriarcene.
1 commento:
Non essendomi espresso adeguatamente nel mio intervento sulla residenzialità nel centro storico a Venezia mi permetto di riproporre qui per iscritto quanto era ed è mia intenzione dire: sulla politica della casa in questi anni c’è stato parecchio immobilismo e l'esodo da Venezia Centro Storico si è ancor più accentuato privando il tessuto urbano proprio di cittadini Veneziani "emigrati" verso Mestre e Terraferma.
Questa premessa, che illustra una verità innegabile, è sotto gli occhi di tutti: Venezia è sempre meno abitata da residenti veneziani, è diventata sempre più cara soprattutto per i prodotti di prima necessità (la Coop di Piazzale Roma ha prezzi ben più alti che analoghi supermercati a Mestre e terraferma), e assalita e invasa quotidianamente tutto l’anno da grandi numeri di turisti, il trasporto pubblico acqueo rivela quotidianamente disfunzioni imbarazzanti e così via, mentre invece prosperano attività per un turismo di massa soprattutto di ricezione "alberghiera" trasformando appartamenti residenziali in B&B o simili, in completa assenza o quasi di reali incentivi ad una stabile e sicura residenza, anche in nome di un reale diritto alla casa per tutti i cittadini sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana!
Sarebbe ora di iniziare ad invertire questo trend e per questo chiedo che sia data la possibilità per gli affittuari ultraventennali di case comunali di poter acquistare a riscatto, quindi tenendo conto degli affitti pagati durante gli anni nel prezzo di vendita proposto, la casa in cui abitano da anni: già questa azione assicurerebbe almeno a noi e ai nostri figli la possibilità di abitare con una certo senso di sicurezza e stabilità economica ed affettiva a Venezia e senz’altro frenerebbe l’esodo verso l’esterno.
Aggiungo che in questa maniera, oltre a incrementare le esauste Casse Comunali, magari proprio per poter far fronte alla costruzione di nuove case, tutte le spese di manutenzione che spesso Insula non riesce a compiere per il patrimonio abitativo pubblico Veneziano, verrebbero ridotte e sarebbero a carico dei proprietari, senza aggiungere il fatto che ho assistito negli anni a sperperi di danaro pubblico per interventi di manutenzioni reiterati e vani che non hanno dato alcun frutto di una reale e definitiva riparazione; vi sarebbe congiuntamente un probabile riavvio dell'indotto dell'edilizia, anche dei piccoli artigiani che costituiscono parte del tessuto sociale di questa bellissima, ma fragile città.
Da più parti ho sentito parlare che vendendo le case comunali e/o dell’Ater a Venezia centro storico a chi vi abita, vi sarebbe una forma di speculazione degli stessi, quindi è ovvio che le case vendute agli affittuari dovrebbero esser vincolate per un tot numero di anni a non esser rivendute e ad esser abitate dal medesimo acquirente!
Le proposte fatte dall’Amministrazione Comunale per social housing alle giovani coppie e ai giovani vanno naturalmente bene in generale, ma questi interventi sono e rimangono parziali perché escludono tutta la fascia di età degli ultra cinquantenni attivi residenti (del cosiddetto ceto medio sempre più maltrattato), che non hanno la possibilità economica di poter acquistare una casa di proprietà a Venezia, dove anche avendo attività lavorativa nel Centro Storico e Isole non desiderino emigrare verso la Terraferma.
Voglio sottolineare che dal punto di vista psicologico c’è una gran differenza tra chi possiede già una casa e che invece vi dimora in affitto, si potrebbe quasi parlare di una differenza ancestralmente sentita tra popoli stanziali e popoli nomadi non ancora completamente integrati….
Concludo che a volte mi viene il dubbio che questa politica di vendita di case comunali a riscatto non sia finora stata tenuta in considerazione anzi sia stata osteggiata, oltre che per le motivazioni cui ho accennato sopra, anche per una supposta resistenza e/o veto dei proprietari immobiliari e delle agenzie immobiliari medesime che in questo caso vedrebbero ridotti i loro pur pingui profitti!
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