martedì 2 marzo 2010

Alla ricerca del buon candidato

Oggi è stato pubblicato l’elenco delle liste e dei candidati che ritroveremo sulla scheda delle elezioni comunali il prossimo 28 e 29 marzo. Come sempre, tanti nomi e tante ragioni diverse: alcune più pesanti, altre dissonanti, altre semplicemente occasionali.
“E’ la democrazia, bellezza!” – mi diranno subito i più accorti. E sia, ma come districarsi, come venirne a capo?
Due approcci mi vengono subito alla mente.
Il primo è quello del tifoso, che sceglie senza esitare e che, come direbbe una mia amica emiliana, non ha paura a mettere “il cervello in folle” e a fare tutto il possibile perché la sua squadra (il suo partito) vinca, costi quel che costi.
Il secondo, decisamente più scettico, è quello di chi guarda a questo guazzabuglio e fatica sinceramente a farsene una ragione.
Io, lo ammetto, sono più interessato al secondo gruppo. Per due ordini di ragioni: la prima, triviale, è che non sono un tifoso (neppure di una squadra di calcio); la seconda, è che vorrei mettermi davvero nei panni di un elettore che scende sul pianeta “Venezia” e che cerca di capirci qualcosa.
Il punto di partenza purtroppo non è incoraggiante: e capirci qualcosa è estremamente complicato.
Cerchiamo allora di raccattare qualche strumento che ci possa servire nella perigliosa navigazione elettorale.
Come leggere e scegliere tra i candidati?
Con banalità, direi: usando un po’ di intelligenza e un po’ di passione. Ma su questo piano ognuno troverà risposte distinte e scelte differenti. E ognuno avrà le proprie argomentazioni: il tale mi è più simpatico o il talaltro è senz’altro più competente e capace.
Quello che invece ci dovrebbe innanzitutto trovare tutti concordi è che disonestà e individualismo sono due mali maggiori per la democrazia. Due mali che rendono la democrazia brutta, volgare, arruffona e disastrosa, per la comunità che la pratica o che semplicemente la ospita.
Noi, invece – poveri Candide! -, ci ostiniamo a credere che la democrazia debba essere bella, dunque complicata, dunque difficile, dunque necessaria.

La politica mi appassiona, ma probabilmente non ci capirò mai quanto basta per cambiarla.
Per questo, come recita uno dei personaggi della letteratura che mi accompagna sin dall’infanzia, il signor Cipollone, padre di Cipollino, uscito felicemente dalla penna di Gianni Rodari, dirò: “figlio, vai per il mondo e studia. Studia i briganti che troverai sulla tua strada”. Se questa lezione morale ha un senso, allora la prima cosa che suggerisco ad ognuno di noi, è di mettere da parte, come se si trattasse di merce avariata, i tanti troppi “briganti” che troveremo sulla nostra scheda elettorale.
Fatta la cernita, e sarà – ahimé – abbondante, vediamo quello che resta.
Restano – scusate se taglio con l’accetta – tre classi di persone: quelle che stanno sempre con chi vince (i cosiddetti opportunisti); quelli che stanno sempre contro (i cosiddetti apocalittici) e quelli che cercano di capire qualcosa di quello che può essere fatto.
Consiglierei di scartare le prime due categorie umane e di concentrarsi con determinazione sulla terza. Lo dico perché, a questo punto, abbiamo ancora molta strada da fare.
Diciamo che a questa terza lista di persone possiamo ricondurre almeno due tipi umani: coloro che tirano a campare, sapendo che gli uomini non sono né buoni né cattivi, e coloro che sognano di cambiare il mondo, e si illudono che gli uomini sia più buoni che cattivi.
I primi saranno anche i più intelligenti; i secondi, sicuramente meno, ma sono quelli che amo di più.
Personalmente li amo perché sognano contro l’evidenza, perché non si arrendono davanti alle miserie umane, perché sono ingenui quando tutti sono scaltri e sono svegli quando tutti dormono.
Certo, sono la minoranza e sono la minoranza che quasi sempre perde. Ma, chissà, “avere un sogno” è quello che rende il futuro possibile e la politica qualcosa di bello.
A cercare e cercare, ne troveremo sicuramente pochi nella congerie delle liste elettorali e fra i candidati. Ma se nella difficile selezione ne rimarrà anche solo uno, uno soltanto, per quanto mi riguarda sarà valsa la pena.
E per la comunità cittadina, la democrazia rappresenterà ancora una volta la migliore speranza.

Giampietro Pizzo

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