Organizzato da Fondamente, si è svolto a Venezia
presso la Casa dei Mori lo scorso 17 aprile (http://goo.gl/maps/pVUgO ) l'incontro con Stefano Levi
della Torre che ci ha presentato e illustrato il suo interessantissimo
(consigliato da leggere per i precisi e lucidissimi ragionamenti!) libro edito
da Einaudi "Laicità, grazie a Dio". E' seguito un interessante
dibattito con domande all'autore ed esaurienti risposte, il tutto con la
mediazione dello Storico Goivanni Levi fratello dell'illustre Ospite. Qualche
appunto: «Il laico e il credente, - scrive Levi Della Torre, - sono
consanguinei che interferiscono tra loro anche nella stessa persona, e litigano
come Giacobbe ed Esaú nel ventre della stessa madre. L'uno col vessillo del
conoscere, l'altro col vessillo del credere, ma entrambi fanno l'una e l'altra
cosa, in luoghi però diversi della mente e del cuore. Talvolta il laico e il
credente si spartiscono il territorio (a questo le cose del mondo, a quello le
cose di Dio) per un compromesso di pace, ma a rischio di falsificare le
rispettive nature che, per entrambi, sono invadenti e pervasive".
Le fonti, gli stimoli che hanno indotto Stefano Levi della
Torre a scrivere il suo pamphlet edito da Einaudi sono un passo del libro biblico
di Giobbe, il giusto e pio Giobbe che alla fine protesta per il male e le
angustie che riceve continuamente nella sua vita e chiede a Dio di conoscerne
il perché: tutto ciò porta alla teodicea ovvero alla conclusione che Dio è
sempre imperscrutabilmente giusto e ha sempre ragione; questo fatto viene qui
declinato e interpretato in maniera opposta e originale da Levi della Torre,
che individua Dio che si arrabbia e pensa: “cosa ne sapete voi uomini religiosi
di me? La pretesa di sapere come funziona Dio è assolutamente deteriore e
blasfemo, perché Dio è mistero: qui vi è la laicità di Dio nei confronti dei
religiosi.”
Altro testo fondamentale di riferimento è un passo dallo
Zibaldone dei pensieri di Giacomo Leopardi che Levi della Torre considera
fondante della laicità: “La metafisica che va dietro alle ragioni occulte delle
cose, che esamina la natura, le nostre immaginazioni, ed idee etc.; lo spirito
profondo e filosofico, e ragionatore, sono i fatti della incredulità. Ora
queste cose furono massimamente propagate dalla religione Giudaica e Cristiana,
che insegnarono ed avvezzarono gli uomini a guardar più alto del campanile, a
mirar più giù del pavimento, insomma alla riflessione, alla ricerca delle cause
occulte, all’esame e spesso alla condanna ed abbandono delle credenze naturali,
delle immaginazioni spontanee e malfondate ec. (V. p.1065. capoverso 2). E sebben
tutte le religioni sono una specie di metafisica, e quindi tutte le religioni
un poco formate si possono considerare come cause dell’irreligione, ossia del
loro contrario, (mirabile congegnazione del sistema dell’uomo, il quale non
sarebbe irreligioso se non fosse stato religioso); con tuttociò questa qualità
principalmente, come ognun vede, appartiene alla Religione giudaica e
Cristiana.”
Qui vi è un indubbio riconoscimento storico che la laicità
deriva dalla religione. L’oggetto dell’incredulità sono anche le nostre immaginazioni
e idee: un pensiero che pensa se stesso, grazie a Dio siamo arrivati alla
critica dell’idea stessa di Dio.
Citando da Sant’Agostino “Il comprendere è premio della
fede, quindi non cercare di capire per credere, ma credi per capire”, Levi
della Torre identifica i due vettori inversi del pensiero religioso e del
pensiero non religioso (laico) quello del credente il cui vessillo è la fede,
il credere, e quello del non credente il cui vessillo è il conoscere.
L’intento principale di Stefano L.D.T. è definire una forma
della filosofia della laicità.
Sia il credente sia il non credente hanno da conoscere e
riconoscere il mistero, ma lo trattano in maniera differente: emerge il
coraggio del pensiero laico che non trova le rassicurazioni che dà la
religione.
Dio è depositario del senso dell’obiettivo finale: è una proiezione
dell’esigenza primaria dell’essere umano che è il dare senso ultimo delle cose.
Intento di LdT è di arrivare a schemi semplificati: esistenzialmente la verità
è una realtà dotata di senso. Dio è l’inspiegabile con cui tutto si spiega.
In negativo siamo spinti al sapere per la paura del buio, per
necessità di sopravvivenza, per uscire dall’angoscia.
In positivo siamo spinti al sapere dal desiderio di realizzare
ciò cui aspiriamo.
Paura e desiderio quindi sono le pulsioni fondamentali dell’animale
uomo sin dalla nascita.
La paura ci spinge a creare confini, limiti e chiarezza, per
eliminare la sensazione di caos e di buio; il desiderio è la pulsione di
travalicare i confini, di avventurarsi è vedi Ulisse.
L’essere umano è un animale sociale e simbolico sin da
bambino.
La religione coglie questo strato fondamentale
dell’esistere. Invece la laicità ha come suo paradigma fondamentale quello
dell’essere adulto, del connettere razionalmente le cose.
LdT cerca di essere e di promuovere il pensiero laico nel
confronto stesso della laicità.
La domanda è: come funziona la ragione? La ragione è la capacità
di un discorso di trovare connessioni logiche che però naviga su un binario che
è irrazionale e che è il linguaggio. La ragione si muove e vive in un ambiente
fortemente simbolico e irrazionale come appunto è il linguaggio.
Atto di fede sulla ragione: no anche qui va fatta una
critica!
Insomma Stefano ci conduce
in un affascinante percorso di consapevolizzazione e coscientizzazione sul fatto che la ragione
naviga in un ambiente simbolico e si appunta su punti che son scelti per
passione!
La ragione comincia a funzionare per passioneèautoconsapevolezza
del pensiero laico.
Per esempio Freud ha iniziato per passione della ragione a
pensare e studiare le ragioni delle passioni!
Attraverso queste ed altre profonde intuizioni, analisi e
brillanti speculazioni si svolge tutto il pensiero di Stefano Levi della Torre
che qui invitiamo a vedere e ascoltare nella videoregistrazione del suo
incontro per scopi sia didattici che evolutivi.
Un'ultima sua citazione:
«Da laico, non obietto alla religione di essere troppo
metafisica, ma di esserlo troppo poco. Perché pretende di dare un volto
definitivo all´abisso. I veri, grandi mistici laici del moderno sono proprio
Leopardi e Kafka. Perché accettano l´abisso e ci sprofondano dentro. Senza
riempire il mistero di parole volte ad addomesticare quell´abisso, per
addolcirne l´angoscia. Senza tradurre la vertigine dell´insondabile in liturgie
consolatorie. Freud sosteneva che si investono più energie nel ripararsi dagli
stimoli che nel riceverli. Ecco, le religioni costruiscono delle formidabili
fantasmagorie proprio per incistare lo scandalo del caos, per dare senso alla
realtà e al contempo ripararsi da essa». V.S.d.B.