mercoledì 28 maggio 2014

Un'affascinante incontro: Stefano Levi della Torre


Organizzato da Fondamente, si è svolto a Venezia presso la Casa dei Mori lo scorso 17 aprile (http://goo.gl/maps/pVUgO ) l'incontro con Stefano Levi della Torre che ci ha presentato e illustrato il suo interessantissimo (consigliato da leggere per i precisi e lucidissimi ragionamenti!) libro edito da Einaudi "Laicità, grazie a Dio". E' seguito un interessante dibattito con domande all'autore ed esaurienti risposte, il tutto con la mediazione dello Storico Goivanni Levi fratello dell'illustre Ospite. Qualche appunto: «Il laico e il credente, - scrive Levi Della Torre, - sono consanguinei che interferiscono tra loro anche nella stessa persona, e litigano come Giacobbe ed Esaú nel ventre della stessa madre. L'uno col vessillo del conoscere, l'altro col vessillo del credere, ma entrambi fanno l'una e l'altra cosa, in luoghi però diversi della mente e del cuore. Talvolta il laico e il credente si spartiscono il territorio (a questo le cose del mondo, a quello le cose di Dio) per un compromesso di pace, ma a rischio di falsificare le rispettive nature che, per entrambi, sono invadenti e pervasive".
Le fonti, gli stimoli che hanno indotto Stefano Levi della Torre a scrivere il suo pamphlet edito da Einaudi sono un passo del libro biblico di Giobbe, il giusto e pio Giobbe che alla fine protesta per il male e le angustie che riceve continuamente nella sua vita e chiede a Dio di conoscerne il perché: tutto ciò porta alla teodicea ovvero alla conclusione che Dio è sempre imperscrutabilmente giusto e ha sempre ragione; questo fatto viene qui declinato e interpretato in maniera opposta e originale da Levi della Torre, che individua Dio che si arrabbia e pensa: “cosa ne sapete voi uomini religiosi di me? La pretesa di sapere come funziona Dio è assolutamente deteriore e blasfemo, perché Dio è mistero: qui vi è la laicità di Dio nei confronti dei religiosi.”
Altro testo fondamentale di riferimento è un passo dallo Zibaldone dei pensieri di Giacomo Leopardi che Levi della Torre considera fondante della laicità: “La metafisica che va dietro alle ragioni occulte delle cose, che esamina la natura, le nostre immaginazioni, ed idee etc.; lo spirito profondo e filosofico, e ragionatore, sono i fatti della incredulità. Ora queste cose furono massimamente propagate dalla religione Giudaica e Cristiana, che insegnarono ed avvezzarono gli uomini a guardar più alto del campanile, a mirar più giù del pavimento, insomma alla riflessione, alla ricerca delle cause occulte, all’esame e spesso alla condanna ed abbandono delle credenze naturali, delle immaginazioni spontanee e malfondate ec. (V. p.1065. capoverso 2). E sebben tutte le religioni sono una specie di metafisica, e quindi tutte le religioni un poco formate si possono considerare come cause dell’irreligione, ossia del loro contrario, (mirabile congegnazione del sistema dell’uomo, il quale non sarebbe irreligioso se non fosse stato religioso); con tuttociò questa qualità principalmente, come ognun vede, appartiene alla Religione giudaica e Cristiana.”
Qui vi è un indubbio riconoscimento storico che la laicità deriva dalla religione. L’oggetto dell’incredulità sono anche le nostre immaginazioni e idee: un pensiero che pensa se stesso, grazie a Dio siamo arrivati alla critica dell’idea stessa di Dio.
Citando da Sant’Agostino “Il comprendere è premio della fede, quindi non cercare di capire per credere, ma credi per capire”, Levi della Torre identifica i due vettori inversi del pensiero religioso e del pensiero non religioso (laico) quello del credente il cui vessillo è la fede, il credere, e quello del non credente il cui vessillo è il conoscere.
L’intento principale di Stefano L.D.T. è definire una forma della filosofia della laicità.
Sia il credente sia il non credente hanno da conoscere e riconoscere il mistero, ma lo trattano in maniera differente: emerge il coraggio del pensiero laico che non trova le rassicurazioni che dà la religione.
Dio è depositario del senso dell’obiettivo finale: è una proiezione dell’esigenza primaria dell’essere umano che è il dare senso ultimo delle cose. Intento di LdT è di arrivare a schemi semplificati: esistenzialmente la verità è una realtà dotata di senso. Dio è l’inspiegabile con cui tutto si spiega.
In negativo siamo spinti al sapere per la paura del buio, per necessità di sopravvivenza, per uscire dall’angoscia.
In positivo siamo spinti al sapere dal desiderio di realizzare ciò cui aspiriamo.
Paura e desiderio quindi sono le pulsioni fondamentali dell’animale uomo sin dalla nascita.
La paura ci spinge a creare confini, limiti e chiarezza, per eliminare la sensazione di caos e di buio; il desiderio è la pulsione di travalicare i confini, di avventurarsi è vedi Ulisse.
L’essere umano è un animale sociale e simbolico sin da bambino.
La religione coglie questo strato fondamentale dell’esistere. Invece la laicità ha come suo paradigma fondamentale quello dell’essere adulto, del connettere razionalmente le cose.
LdT cerca di essere e di promuovere il pensiero laico nel confronto stesso della laicità.
La domanda è: come funziona la ragione? La ragione è la capacità di un discorso di trovare connessioni logiche che però naviga su un binario che è irrazionale e che è il linguaggio. La ragione si muove e vive in un ambiente fortemente simbolico e irrazionale come appunto è il linguaggio.
Atto di fede sulla ragione: no anche qui va fatta una critica!
Insomma Stefano ci conduce  in un affascinante percorso di consapevolizzazione  e coscientizzazione sul fatto che la ragione naviga in un ambiente simbolico e si appunta su punti che son scelti per passione!
La ragione comincia a funzionare per passioneèautoconsapevolezza del pensiero laico.
Per esempio Freud ha iniziato per passione della ragione a pensare e studiare le ragioni delle passioni!
Attraverso queste ed altre profonde intuizioni, analisi e brillanti speculazioni si svolge tutto il pensiero di Stefano Levi della Torre che qui invitiamo a vedere e ascoltare nella videoregistrazione del suo incontro per scopi sia didattici che evolutivi.
Un'ultima sua citazione: 
«Da laico, non obietto alla religione di essere troppo metafisica, ma di esserlo troppo poco. Perché pretende di dare un volto definitivo all´abisso. I veri, grandi mistici laici del moderno sono proprio Leopardi e Kafka. Perché accettano l´abisso e ci sprofondano dentro. Senza riempire il mistero di parole volte ad addomesticare quell´abisso, per addolcirne l´angoscia. Senza tradurre la vertigine dell´insondabile in liturgie consolatorie. Freud sosteneva che si investono più energie nel ripararsi dagli stimoli che nel riceverli. Ecco, le religioni costruiscono delle formidabili fantasmagorie proprio per incistare lo scandalo del caos, per dare senso alla realtà e al contempo ripararsi da essa». V.S.d.B.