lunedì 3 dicembre 2012
Riaprire una speranza di democrazia e di cambiamento
Care/i tutte/i,
aderiamo con convinzione all’appello “Cambiare si può”. Lo facciamo come piccola comunità politica, ma lo facciamo, ancor prima, come persone che guardano con preoccupazione alla condizione di crisi in cui versa il nostro Paese, ai molteplici bisogni che non trovano risposte, alle domande sociali prive di voce e di rappresentanza.
E’ vero: il sistema sta andando in pezzi e questo collasso rende ogni previsione fallace e ogni visione insicura. Eppure è proprio in un momento così buio che occorre cominciare a preparare il domani. E’ nel punto più basso della speranza collettiva che dobbiamo sapere alimentare una volontà di rinnovamento. Per sorreggere questo sforzo occorrerà rimettere al centro valori e principi comuni capaci di unire invece che dividere; bisognerà ritrovare un discorso politico condiviso nell’attuale caos linguistico che produce isolamento e solitudine. Questo bene comune è la Costituzione italiana, una Costituzione per molti versi disattesa e che è ogni giorno sotto attacco da parte di politiche emergenzialiste e liberiste nazionali ed europee. Sono quei principi costituzionali che possono aiutarci a ritrovare la strada, per rompere finalmente lo stato di subalternità ideologica al liberismo e per ricostruire un tessuto sociale e una comunità politica.
Molte e molti di noi hanno in questi anni vissuto esperienze politiche fallimentari e portano addosso i segni di quelle sconfitte e di quelle delusioni. Ritrovarsi e riconoscersi come persone che cercano una cultura politica nuova, fondata sulla partecipazione, la trasparenza, la sobrietà, l’ascolto, l’educazione alla cittadinanza attiva, è un fatto importante; si tratta di stabilire positivi punti fermi in mezzo a tanta difficoltà.
Ragionare a Sinistra di tutto questo significa immaginare e cominciare a costruire un percorso capace di riunire persone e associazioni portatori di un pensiero e di un’azione nuovi, liberi dalle logiche d’interesse e scambio politico che hanno purtroppo determinato la fine di molte esperienze politiche di partito e di movimento.
Un punto essenziale per aprire una stagione nuova è, ad esempio, considerare inaccettabile la logica del doppio livello: quello retorico, affabulatorio, dell’enunciazione dei principi e quello pratico, informato a scambi politici, opacità, opportunismi e interessi ristretti. Per affrancarsi da questa pesante e negativa eredità, occorre mettere al centro del nostro agire la pratica della trasparenza, del controllo sociale, dell’onestà intellettuale. Ne va della credibilità di questo come di qualsiasi progetto politico futuro; ne dipende la possibilità di ricostruire autenticamente un legame fiduciario tra tutti coloro che si impegnano e che partecipano a un nuovo soggetto politico.
Costruire un polo alternativo agli attuali schieramenti, capace di riaprire la speranza per una forza politica nuova a Sinistra, significa dotarsi di questi attributi minimi. E’ una verifica preventiva e continua che occorrerà mettere in atto; troppe le sconfitte e le delusioni per tollerare margini di errore e per lasciare spazio a imprecisioni e scorciatoie.
L’obiettivo di una presenza elettorale può aiutare questo processo di consolidamento e di unione ma non può giustificare ambiguità, sotterfugi e scorciatoie. La dimensione elettorale è ora più che mai una dimensione che mette a nudo le fragilità ideali di molti partiti e movimenti e che, troppo spesso, distrugge invece che costruire capitale sociale e politico. Dobbiamo esserne tutti coscienti.
La lenta deriva del “sono tutti uguali” non è più il frutto di un qualunquismo triviale e ignorante: è spesso una convinzione giustificata dai comportamenti e dalle degenerazioni interne anche alle esperienze inizialmente più vitali e interessanti. Prendiamone atto e dotiamoci di tutti gli anticorpi necessari. Su questa strada occorrerà superare le autoreferenzialità dei gruppi dirigenti, la sindrome dei cerchi magici, il facile leaderismo che ha purtroppo attecchito anche a Sinistra. Sono questi i germi che alimentano il dilagante populismo e, per contrappasso, la disaffezione e l’astensionismo.
Un progetto politico nuovo è dunque da concepire in modo radicalmente e costitutivamente altro dalle pratiche alleanziste e consociative, estraneo agli accordi di vertice e ai consorzi elettorali (il fallimento dell’esperienza della Sinistra Arcobaleno deve rimanere sempre presente quando pensiamo agli errori da evitare).
Ma, soprattutto, occorrerà una forza di proposta capace di mobilitare le passioni, riaccendere la speranza del cambiamento. Nell’appello “Cambiare si può” alcuni punti importanti e qualificanti sono richiamati: lavorare a un’Europa dei popoli fondata su equità e giustizia, assegnare al programma politico le grandi priorità del lavoro e dell’occupazione, della difesa dell’ambiente, della ricostruzione di un welfare cittadino.
Chiamiamo su questo a raccolta idee e persone, passioni ed esperienze. Se questi presupposti saranno chiari e condivisi, potrebbe essere possibile costruire in pochi mesi quello che purtroppo non è stato possibile immaginare negli ultimi anni. Vale la pena provarci, perché cambiare si può.
Venezia, 30 novembre 2012
Fondamente – gruppo di cultura politica
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