Viviamo tempi straordinari, non possiamo essere ordinari.
Molti si sentono soli, incerti, senza aiuto: occorre un aiuto, un pensiero, un progetto.
E’ questo il tempo della Politica. Il tempo di una Politica che sappia dimostrare, davvero, ad ognuno di noi, perché è cosi utile, necessario, improrogabile una Politica vera.
Non nuova, non miracolosa, ma, semplicemente, una Politica vera.
Stiamo in una società, non stiamo nella giungla. Allora, se essere comunità non è una parola vuota, è tempo – questo, non un altro – perché la Polis si manifesti.
Prima era la diffidenza, il disincanto, il cinismo. Ora, quando l’incertezza si fa bruciante, quando si fanno i conti – in senso letterale, guardandosi negli occhi e capendo qual è il margine residuo di sicurezza economica -, allora non si può più giocare, né alla Rivoluzione né al Riformismo.
Bisogna essere seri e dire a noi stessi, ai nostri figli, al nostro amico, che non è più tempo di fingere, e che, davvero, nessuno si salva da solo.
Ma nessuno si salva neppure con il solo stare contro qualcuno – né contro il migrante, né contro lo Stato, né contro il Padrone.
Tutto è passato, perché tutto è diverso.
Proviamo allora a pensare, davvero, che cosa è possibile fare.
Qualcuno continua a ripeterci che tutti i mali vengono dalla perduta fiducia: sfiducia nei mercati, nel futuro, in noi stessi. Vero? Forse sì, e forse no.
Ma la fiducia si perde o si acquista per qualche valida ragione, non perché siamo degli sciocchi o degli illusi. I “padroni del vapore” – dell’Economia come della Macchina Pubblica – hanno illuso e disilluso, ad abundantiam!!
E’ tempo di riprendere la vera Politica. Ma che cos’è una Politica vera?
E’ una Politica che dice le cose come sono, che non nasconde, che non illude; e che non dice: “non possiamo fare nulla, perché non abbiamo risorse….”.
Perché se la Politica – o meglio i politici – dicono che nulla possono fare, allora è già da molto che avrebbero dovuto togliersi di mezzo. Politica è decisione; Politica è fare, Politica è potere!
Le cose, oggi, sono molto più semplici di quanto si possa immaginare. E questo nonostante le cose siano terribilmente complicate.
Per esempio? Per esempio, la finanza.
Centinaia di migliaia di cassintegrati; centinaia di migliaia di precari a rischio licenziamento; milioni di famiglie con enormi problemi di sussistenza. E i politici come rispondono? “Non possiamo fare nulla, siamo vincolati dal fatto che tutti siamo “poveri”, senza risorse. La crisi tocca lo Stato come le famiglie”.
Falso. Falso! Idiozie. Idiozie!!
Costoro vivono – con i loro privilegi e le loro idiozie – nel secolo passato. Non leggono neppure i giornali: Barack Obama e l’amministrazione americana – che governa il paese più potente e più indebitato al mondo – hanno deciso che la spesa pubblica non poteva sottostare ad alcuna regola di bilancio!
I nostri governanti – e i nostri amministratori locali – non si sono accorti che il Trattato di Maastricht e il Patto di stabilità non esistono più e che ragionare come se l’inflazione fosse al 4% e il risparmio delle famiglie fosse prevalentemente assorbito dagli investitori privati – imprese e banche, per esempio – è come se ci si fosse addormentati nel bosco incantato; oppure come se si fosse stati colpiti da repentina demenza senile (più probabile questa seconda evenienza).
E’ tempo di svegliarsi. Basta con le inerzie o le finzioni; non possiamo più restare in un mondo che non c’è più.
Qualcuno, logicamente, ha ancora interesse a ragionare così: la Destra, ad esempio.
Quella Destra che non vorrebbe proprio che il Welfare fosse ricostruito, che il Lavoro avesse dignità, che il Territorio fosse un bene pubblico, protetto dal saccheggio del primo Berlusca di passaggio.
Ma, scusate, all’opposto: qual è l’interesse della povera gente, dei precari, dei disoccupati, dei senza casa e dei senza assistenza? Beh, per quella parte di società – cioè per quello che un tempo era e dovrebbe ancora essere il popolo della Sinistra – non vi è alcuna ragione per esitare, per restare nel mondo di ieri. Non vi è alcuna giustificazione per non invertire immediatamente rotta, per non ritrovare un diverso e preesistente paradigma. Keynes, do you rembember?
Per rilanciare subito un grande piano di spesa pubblica, per i precari, per i giovani, per i “laissés pour compte” .
Finanziato come? – diranno subito le anime belle.
Indebitando lo Stato! Sì, proprio così perché i risparmiatori, le famiglie italiane oggi vogliono poter finanziare il pubblico perché le cosiddette opportunità di investimento private non esistono più.
Chi ieri comprava titoli Fiat o Telecom o Unicredit, oggi cerca un’alternativa. Quell’alternativa si chiama Pubblico ed è – a prova di bomba – il miglior investimento disponibile (perché, tra l’altro, con una copertura sovrana).
Ma - aggiungo io - il Pubblico, non si chiama solo Stato nazionale, ma anche Regione e Comune.
Al “vecchio” Cacciari che elemosina poche lire alla vecchia e consunta Coca Cola, diciamo: svegliati!, ci sono i cittadini che possono finanziare il Comune e lo possono e vogliono fare se tu ti decidi a emettere dei “Cacciari Bond”, prima e meglio dei “Tremonti Bond” che saranno invece ad uso delle solite note Banche italiane.
Delirio, follia? No, una proposta di Sinistra, di una Sinistra libera da lacci e lacciuoli e da preconcetti ammuffiti; insomma una proposta di una Sinistra Libera (tout court)!
Giampietro Pizzo
sabato 7 marzo 2009
mercoledì 4 marzo 2009
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